«Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta.»

Cos'è la pnei?

La PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) è la scienza che studia le interazioni tra sistema nervoso centrale, endocrino e immunologico. Nasce negli anni ’80 dalla convergenza di diverse discipline quali le scienze comportamentali, le neuroscienze, l’endocrinologia e l’immunologia. Le interazioni reciproche tra questi sistemi determinano l’equilibrio omeostatico di ogni individuo.  Le metodiche della PNEI applicate alla nutrizione consentono di impostare dei piani nutrizionali individualizzati per il riequilibrio complessivo della persona. 

In qualità di dietista dunque, ritengo fondamentale padroneggiare questo tipo di approccio applicandolo alla promozione del benessere. Non solo fisico, ma soprattutto psicologico e sociale, dell’individuo nella società.

"Fa che il cibo sia la tua medicina"

La parola “dieta” suscita nelle persone i sentimenti più diversi, spesso sbagliati. Tuttavia “dieta” (dal greco “diaita”, stile di vita), significa letteralmente “modo di regolare produttivamente se stessi, in relazione al – e attraverso il – cibo”.

Ogni volta che infiliamo le gambe sotto il tavolo compiamo scelte vitali per il nostro futuro. Nessuno se non noi oggi – per fortuna – può decidere cosa entrerà o non entrerà nella nostra bocca e nel nostro stomaco, diventando di lì a poco parte del nostro stesso essere. E in una realtà in cui convinzione diffusa è che possiamo mangiare ciò che vogliamo – tanto poi una pillolina magica o il chirurgo rimedieranno al danno – parlare di “dieta” è più che mai sensato.

Il cibo è cultura. L’alimentazione è da sempre legata alla nostra cultura oltre che alla salute: “Noi siamo quello che mangiamo” affermava il tedesco Feuerbach nell’800, ed ancora prima  di lui nel V sec. A.C. era  il padre della medicina Ippocrate che diceva “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”. Questa connotazione culturale accompagna il cibo lungo tutto il percorso che lo conduce alla bocca dell’uomo.

Il cibo è cultura quando si consuma, perché l'uomo, pur potendo mangiare di tutto, o forse proprio per questo, in realtà non mangia tutto bensì sceglie il proprio cibo, con criteri legati non solo alla dimensione economica e a quella nutrizionale del gesto, ma anche a valori simbolici di cui il cibo stesso è investito.”

- da Massimo Montanari. Il cibo come cultura. Roma-Bari Editore Laterza, 2007

Una neuropsichiatria dell'apparato digerente

Tutte le malattie hanno origine nell’intestino

Grazie alla sua complessa interazione con l’organismo umano, nell’ambito sia della fisiologia che della patologia, il Microbiota rappresenta una delle più significative new entries nel panorama degli Health Studies negli ultimi decenni. Relegato per molti anni (con il nome, ormai abbandonato, di flora batterica intestinale) a un ruolo poco appariscente – come partner in una simbiosi di incerto vantaggio e altrettanto incerto significato – il microbiota ha iniziato ad assumere un ruolo crescente nel momento in cui la conoscenza delle sue funzioni e delle sue interrelazioni con il nostro organismo ha iniziato a crescere.

Il microbiota intestinale umano, spesso indicato come “a forgotten organ of the human body” , contiene un numero di geni almeno 100 volte superiore rispetto al genoma umano. Alla luce di queste considerazioni, l’uomo può essere quindi considerato un “superorganismo”, costituito da cellule umane e microbiche, il cui corredo genetico è rappresentato dall’insieme dei geni presenti nel genoma umano e nel genoma del microbiota intestinale (microbioma).

Immaginiamo insomma che la comunità scientifica tardo novecentesca annunci la scoperta di un “nuovo organo” nel corpo umano: paragonabile al sistema immunitario per la vastità di cellule che lo compongono, ospite-specifico, dotato di ereditarietà e influenzabile da dieta, interventi chirurgici e antibiotici, e la cui assenza comporta una modifica di pressoché tutti i processi biologici. 

Iniziamo così a studiare e comprendere le relazioni tra alterazioni del microbiota intestinale e specifiche patologie, ma soprattutto percepiamo ormai nitidamente che molti aspetti della fisiologia del nostro organismo sono condizionati dal microbiota stesso. Non solo le funzioni immunitarie, le prime che siamo riusciti ad attribuire all’interazione tra il microbiota intestinale e gli organi linfatici che vi risiedono; ma anche alcuni aspetti della funzionalità del nostro cervello, che il concetto dell’asse microbiota-intestino-cervello (microbiota-gut-brain axis, MGBA), alla base del mio lavoro, sottolinea in modo evidente, lasciando ipotizzare potenzialità d’impiego dei probiotici nella prevenzione e nel controllo dei disturbi mentali. 

Ci troviamo – lo si dice spesso, ma in questo caso tutte le evidenze che si vanno accumulando lo confermano – in un territorio di frontiera, e l’obiettivo dei professionisti della nutrizione è suggestivo. È infatti quello di elaborare una “personalized and microbiota targeted healthcare” : un processo di cura che individualizzi, personalizzi la terapia (trattamento farmacologico, eventuale integrazione, intervento dietetico-alimentare) alle specifiche caratteristiche e necessità del paziente, ma non solo.

 Anche a quelle dei suoi microbi.

La mia Microbiota Revolution

E’ questo il salto di qualità: passare da una medicina che cura i sintomi, a una che cura le cause delle malattie. Perché quando si parla di apparato digerente sappiamo bene che quasi tutti i motivi per cui un paziente si reca dal medico sono sintomi (gonfiore, nausea, dolore); non cause. 

Per questo il mio obiettivo è capire “chi è” quella persona

Passare dalla patologia d’organo alla patologia della persona: i sintomi non vengono dall’organo, ma dalla persona in toto. Microbiota eubiotico o disbiotico? Non esiste una risposta. Il MB può essere eubiotico in un contesto, e lo stesso MB può essere disbiotico in un altro. Il corpo, il superorganismo umano, deve essere in equilibrio. In relazione al quando, al dove e al come vive. 

Dal one-size-fits-all alla targettizzazione della terapia. La necessità di una nutrizione personalizzata all’interno di una medicina della persona: 

Obiettivo: diventare non tanto “amici” del paziente, quanto piuttosto “ottimi conoscenti”.

I pazienti, le persone si devono fidare di noi.

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