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Picnogenolo: il dono antiossidante del Pino

Siamo abituati a vederlo spuntare su gran parte delle nostre coste ed è facile distinguerlo dagli altri pini. Diffuso in tantissime varietà sparse per tutto l’emisfero settentrionale, il Pino marittimo arriva ad avere anche grandi dimensioni ma le foglie sono sempre aghiformi, raggruppate o a coppie e a mazzetti di 3 o 5. Un’altra caratteristica che lo rende ben riconoscibile è che si tratta di una specie sempreverde. Inoltre, pochi sanno che il numero degli aghi è uguale in ogni gruppo per ogni specie di pino: un particolare decisivo per la sua identificazione.

CARATTERISTICHE BOTANICHE

Il Pino marittimo è una delle varietà più diffuse e importanti per la biodiversità e per il verde italiano. Il nome scientifico di questo albero è Pinus Pinaster, appartiene alla famiglia delle Pinaceae ed è originario delle coste del Mediterraneo. Può raggiungere un’altezza di circa 30 metri, non ha molti rami e il fusto si presenta dritto o lievemente curvo. La chioma è scura ma verde, con forme “abbondanti” e tonde molto affascinanti.

L’areale di distribuzione del Pino marittimo si estende nelle regioni mediterranee occidentali: nella Penisola Iberica; in Francia dalla Corsica fino alle coste nord atlantiche; in Italia nelle coste liguri, tosco-emiliane e nella Sardegna settentrionale, dove è spontaneo in Gallura. Specie molto utilizzata negli interventi forestali, si è acclimatata su un areale molto più ampio di quello originario.

Piantato ad ottobre o nei mesi successivi, ma non oltre marzo, il pino marittimo mette le sue radici e gradisce un terreno non troppo umido, mai gelato. Sono radici potenti le sue, ed è necessario tenerne conto quando lo si posiziona, nel calcolare che non sia troppo vicino a muri di edifici o ad altri ostacoli che potrebbe danneggiare o da cui potrebbe essere danneggiato.

Per riconoscere un Pino marittimo da un suo simile ma domestico (o da pinoli) ci sono dei trucchi semplici ma poco conosciuti. Il primo consiste nello stropicciare tra le mani gli aghi e annusare l’odore emesso: se è profumato di pinolo non è un Pino marittimo, che ha invece un forte odore intenso e aspro. Possiamo anche distinguerli osservando il loro portamento e le loro dimensioni: il marittimo è più ad angolo retto e più grosso. Se vogliamo essere certi però, studiamo la forma dello strobilo: questa è allungata se il pino è marittimo, altrimenti più arrotondata.

PROPRIETA’ E INDICAZIONI

Le proprietà officinali del Pino marittimo sono insite nella corteccia, nelle foglie e nelle gemme da cui si estrae un olio essenziale.

Dalla corteccia del Pino marittimo si estrae il Picnogenolo, composto da una miscela di sostanze antiossidanti, delle quali le più significative sono le Proantocianidine Oligomeriche (OPC) (80-85% circa), la catechina, la taxifolina e gli acidi fenolici. Le proprietà del Picnogenolo sono soprattutto quelle antiossidanti, da ascrivere in particolare al suo contenuto in Proantocianidine Oligomeriche, utili per contrastare i radicali liberi e i danni che essi causano nell’organismo se presenti in eccesso, aggredendo le cellule e favorendone invecchiamento e degenerazione. Le Proantocianidine Oligomeriche sono indicate per proteggere la pelle quando ci si espone al sole, come difesa supplementare in aggiunta alle creme protettive solari, per scongiurare fotosensibilità, eritemi, invecchiamento precoce della pelle (foto-invecchiamento) che l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti solari può provocare.

Anche in ambito sportivo, il Picnogenolo aiuta a contrastare lo stress ossidativo indotto dall’attività fisica, sia amatoriale, e ancor più da quella molto intensa come quella agonistica.

Dalla resina, dagli aghi e dalle gemme del Pino marittimo si estrae un olio essenziale dalle proprietà balsamiche ed espettoranti utili per il benessere delle vie respiratorie. Con le gemme poi, si possono preparare infusi, sciroppi, compresse, indicati contro le affezioni dell’apparato respiratorio come bronchiti, catarro, tosse, nonché nelle sindromi allergiche.

Uno studio recente ha rilevato che i soggetti che assumevano 150 mg al giorno di estratto di corteccia di pino marittimo avevano un calo medio di zucchero nel sangue da 123 mg/dl a 105 mg/dl, dopo solo tre mesi, con quelli che continuavano l’assunzione che confermavano un ulteriore calo a 101 mg/dl dopo sei mesi di trattamento. Questo confermerebbe la modulazione positiva dell’estratto di pino marittimo sui livelli glicemici, e dunque il potenziale terapeutico nel trattamento della diabete mellito di tipo 2.

A livello dell’apparato circolatorio, il Pino marittimo svolge un’azione protettiva cardiovascolare, in virtù delle proprietà antiaggreganti piastriniche e capillarotrope che aiutano a proteggere il collagene delle pareti capillari dall’azione deleteria degli enzimi distruttivi del tessuto connettivo, inibendo ialuronidasi, collagenasi, elastasi. Perciò si rivela utile nel trattamento delle malattie cardiovascolari, e, aumentando il tono venoso, per alleviare i disturbi della circolazione periferica, come fragilità capillare, permeabilità vascolare, gambe pesanti, vene varicose ed edemi localizzati.

Poiché gli estratti del Pino marittimo prevengono la degenerazione del collagene e stimolano la produzione di acido ialuronico, essi sono indicati anche per i benefici che apportano alle cartilagini articolari, e inoltre a livello epidermico agiscono come tonificanti e rivitalizzanti del colorito, per schiarire le macchie scure e favorire la cicatrizzazione delle lesioni.

Uno studio del 2012 ha appurato un miglioramento della funzione di memoria nei soggetti che assumevano l’estratto di corteccia di pino marittimo con vitamina C. Inoltre, sempre lo stesso ha menzionato il possibile effetto preventivo per le malattie neuro-degenerative, come il morbo di Parkinson e di Alzheimer.

Infine, uno studio italiano del 2015 ha dimostrato come l’assunzione di estratto di corteccia di pino marittimo e L-arginina può migliorare la qualità dello sperma. Questo confermerebbe il suo utilizzo in preparati futuri per migliorare la fertilità e abbattere il costo di molti medicinali utilizzati per tale scopo.

CONCLUSIONI

Nella vita quotidiana, il nostro corpo genera radicali liberi e altre specie reattive dell’ossigeno che derivano da processi metabolici endogeni o da fonti esterne. Molti studi clinici e farmacologici suggeriscono che gli antiossidanti naturali possono prevenire il danno ossidativo; e tra questi, il Pycnogenol® (estratto di corteccia di Pinus pinaster francese) ha ricevuto e continua a ricevere una notevole attenzione per la sua forte attività di scavenging dei radicali liberi. L’estratto di corteccia di P. pinaster (PBE) contiene infatti composti polifenolici (catechina, taxifolina, procianidine di varie catene formate da unità di catechina ed epicatechina, e acidi fenolici) capaci di produrre diversi effetti potenzialmente protettivi contro le malattie croniche e degenerative.

Gli integratori che di esso si compongono si segnalano perciò per gli importanti benefici cardiovascolari, tra cui l’attività vaso-rilassante, l’attività di inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina, e la capacità di migliorare la microcircolazione aumentando la permeabilità capillare. Inoltre, altrettanto importanti si rivelano gli effetti sul sistema immunitario. E molto molto altro.

L’estratto di corteccia di pino marittimo rappresenta perciò una delle migliori opzioni naturali in nostro possesso, straordinario dono della ricerca nutraceutica moderna, da inserire nella quotidiana routine soprattutto quando si desidera assumere un integratore che doni supporto all’intero organismo, mantenendolo in salute e prevenendo molte delle affezioni più o meno gravi legate agli stili di vita moderni.

Trasforma e abbellisce il nostro paesaggio. Ma il Pino marittimo è anche molto di più.

BIBLIOGRAFIA

Iravani S, Zolfaghari B. Pharmaceutical and nutraceutical effects of Pinus pinaster bark extract. Res Pharm Sci. 2011;6(1):1-11.

Rohdewald P. A review of the French maritime pine bark extract (Pycnogenol), a herbal medication with a diverse clinical pharmacology. Int J Clin Pharmacol Ther. 2002;40:158–168.

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